Tomba della Montagnola - Help


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-- Crediti --

Questo progetto è stato commissionato dalla Pro Loco Sesto Fiorentino, con il patrocinio del Comune di Sesto Fiorentino, grazie ad un finanziamento della società Publiacqua S.p.A., e realizzato da:

  • Sisma - Sistemi Integrati di Monitoraggio Architettonico S.r.l.s.
  • ICVBC-CNR, Firenze
  • ISTI-CNR, Pisa

Nessun etrusco è stato maltrattato per la realizzazione di questa visita virtuale

Dromos - esterno


Per accedere alla tomba, si deve percorrere un lungo corridoio detto Dromos. Lungo circa 14 metri e largo 2, il dromos è costituito da blocchi squadrati di pietra alberese lasciata “rozza”.

I blocchi, con dimensioni e forme diverse, posti in opera in modo da ottenere filari regolari, sono inframmezzati da pietre più piccole, ciottoli e scaglie. Questa muratura è interamente realizzata “a secco”, ovvero senza l’uso di malta, accostando tra loro i singoli blocchi.

Lastra di chiusura


Questa lastra di arenaria, attualmente collocata in prossimità della porta di accesso alla tomba, probabilmente, in antico, costituiva un elemento di chiusura tra il dromos (corridoio) esterno e quello interno.

É molto comune che le tombe di questo tipo, generalmente appartenenti a una singola famiglia, venissero riaperte più volte, sia per deporre altri defunti che per funzioni rituali periodiche.

Dromos - interno


Il dromos (corridoio) interno, anch’esso in pietra alberese, è realizzato con pietre più grandi rispetto a quelle utilizzate in esterno, e con una minima presenza di pietre di riempimento. La struttura presenta una copertura a doppio spiovente di blocchi sgrossati, che arrivano a serrarsi in alto sotto i lastroni della copertura.

Sul dromos interno, circa a metà della sua lunghezza, si aprono le due celle laterali, che presentano un’altezza minore rispetto al corridoio centrale. In fondo al dromos, si apre il passaggio che porta alla Tholos (camera a falsa cupola).

Celle laterali


L’ingresso delle due celle laterali che si aprono sul dromos (corridoio) interno, è caratterizzato da “ante” ottenute con lastre di pietra messe di taglio, sormontate da un possente architrave.

Le ante delle celle, oggi coperte da vetri protettivi, in antico erano decorate. Su quelle di sinistra si possono intravedere tracce di una velatura dipinta in color Terra di Siena e azzurro scuro; quelle di destra presentano i resti di complessi graffiti lineari, fra cui si distinguono alcune lettere, figure di animali e piante.

Cella sinistra


All’interno della cella di sinistra è possibile notare un dado in tufo incavato ed una grossa lastra, trovati in questa posizione al momento dello scavo.

Il dado, in tufo di Calenzano, località vicina a Sesto Fiorentino, è probabilmente un dado portalebète, ovvero un supporto per appoggiare un calderone a bocca larga (lebète), in metallo o ceramica, usato per riscaldare e conservare l’acqua, per cuocere le vivande, e per le abluzioni nei sacrifici, nozze, e funerali.

Cella destra


In fondo alla cella, è ben visibile la lacuna, ora richiusa, utilizzata dai tombaroli per entrare all’interno di questo ambiente. Poggiata a terra, proprio all'ingresso della cella, si trova una lastra di pietra di funzione ignota.

La tomba è stata violata ben prima dello scavo archeologico, attraverso gallerie scavate sui lati del tumulo, che arrivavano direttamente alle celle.

Concio scolpito


Di fronte all’ingresso della Tholos (camera a falsa cupola) troviamo un concio in tufo di Calenzano. Si suppone che il concio possa appartenere al sistema mensolare del passaggio verso la Tholos, oppure preparato per tale scopo e mai messo in opera.

Il concio è lavorato su tre lati ad anathyrosis: uno speciale espediente tecnico che costeggia uno o più spigoli della faccia di giunzione di un blocco, in cui la superficie viene lavorata in maniera accurata, in contrasto con la parte restante, in cui la superficie viene ribassata per facilitare l’accostamento al blocco contiguo nel momento della messa in opera.

Passaggio


L’ingresso alla Tholos (camera a falsa cupola), è ottenuto con lunghi conci di arenaria che in basso costituiscono gli stipiti ed in alto formano un doppio sistema di mensole senza aggetti.

Questo passaggio, lungo circa 2 metri, è più stretto del dromos ed è diviso in due parti da lastroni verticali messi di taglio, sui lati e, a terra, da una pietra lievemente stondata.

Tholos


La camera a falsa cupola, detta Tholos è la parte più interna della struttura, ed è la camera più grande della tomba.

La tholos ha un diametro di circa 5m e una pari altezza pari. Questo ambiente è costituito, in basso, da un anello che le fa da tamburo e si alza quasi verticalmente fino ad una certa altezza, per poi andare a chiudersi in forma ogivale verso l’alto. La parte più alta è composta da una serie di filari di pietre che compongono anelli sovrapposti sempre più stretti; sull'anello più alto si inserisce la testa del pilastro centrale.

Pilastro


Il pilastro centrale, molto rastremato verso l’alto, è costituito da dadi di tufo provenienti dalla vicina Calenzano. Il pilastro non ha una funzione portante per la falsa cupola (che risulta, infatti, autoportante), la sua funzione originaria, ancora oggetto di discussione, potrebbe essere collegata ad aspetti costruttivi o culturali.

Il pilastro poggia su una base più larga, che scende nel terreno per circa 20cm poggiando sul pietrame di fondazione. In antico, doveva esser rivestito da uno strato di argilla scura, a scopo di finitura, al pari di un moderno intonaco. Su tutti i lati, si possono notare gli attacchi di chiodi in ferro, probabilmente per fissare oggetti del corredo funebre.

Cilindro in arenaria


Il cilindro in arenaria che si trova a terra, come il dado in tufo della cella destra, potrebbe avere la funzione di portalebète.

Un portalebète è un supporto per appoggiare un calderone a bocca larga (lebète), in metallo o ceramica, usato per riscaldare e conservare l’acqua, per cuocere le vivande, e per le abluzioni nei sacrifici, nozze, e funerali.

Iscrizione


L'incisione ha avuto nel tempo diverse interpretazioni, di seguito ne riportiamo alcune:

Pallottino 1963 (Studi Etruschi XXXI)
XlXinache avita XaXniies (con X sono intese le lettere incerte)

Helmut Rix 1991 (Etruskische Texte)
l zinache avi(l)zala i-niies

Maggiani 2019 (inedita)
mini zinake (in precedenza scritto zinachu) aviza rapalniies (o eventualmente papaniies)

Traduzione: me ha fatto incidere (o simili) Aviza Rapalniies

Iscrizione


L'incisione ha avuto nel tempo diverse interpretazioni, di seguito ne riportiamo alcune:

Pallottino 1963 (Studi Etruschi XXXI)
salaneri

Helmut Rix 1991 (Etruskische Texte)
salaneri

Maggiani 2019 (inedita)
sal apers (da confrontare con sal afrs della Tomba François di Vulci)

Traduzione: al momento non possibile. Ma nel termine apers/afrs dovrebbe essere un riferimento ai "padri"

Iscrizione


L'incisione ha avuto nel tempo diverse interpretazioni, di seguito ne riportiamo alcune:

Pallottino 1963 (Studi Etruschi XXXI)
nuna nuna

Helmut Rix 1991 (Etruskische Texte)
nuna nuna

Maggiani 2019 (inedita)
nuna nuna

Iscrizione


L'incisione ha avuto nel tempo diverse interpretazioni, di seguito ne riportiamo alcune:

Pallottino 1963 (Studi Etruschi XXXI)
avelui--

Helmut Rix 1991 (Etruskische Texte)
aviles --nus

Maggiani 2019 (inedita)
a e v z h th i k l-----

Interpretazione: alfabetario di fase II

Graffito


Graffito


Graffito


Graffito